Acalasia esofagea: sintomi e trattamento

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Acalasia esofagea, sintomi e trattamento 2 - Il Blog del Prof. Paolo Barillari

Chi soffre di acalasia esofagea ha un rischio 5 volte maggiore di sviluppare un tumore all’esofago. Impariamo quali sono i sintomi associati a questa rara patologia, le cui cause ancora non si conoscono.

La acalasia esofagea è caratterizzata dall’ipertono dello sfintere esofageo inferiore, la cui funzione è quella di impedire che il contenuto gastrico risalga lungo l’esofago. Quando si deglutisce, in condizioni normali lo sfintere si rilascia permettendo al cibo ingerito di raggiungere lo stomaco.

In presenza di acalasia esofagea questa struttura anatomica situata tra l’esofago e lo stomaco si contrae in maniera anomala. In particolare, si tratta di una contrazione incompleta, e soprattutto non coordinata con il passaggio del cibo, che fa avanzare quest’ultimo in maniera difficoltosa. Questo fa sì che il cibo ingerito progressivamente si accumuli nella parte inferiore dell’esofago, generandone la dilatazione, nonché un’infiammazione cronica.

SINTOMI DI ACALASIA ESOFAGEA

Il sintomo caratteristico dell’acalasia è proprio la disfagia, ossia la difficoltà nel deglutire. Altri sintomi che possono presentarsi sono:

  • Dolore toracico
  • Rigurgito acido (soprattutto di notte in posizione supina, ed associato a tosse causata proprio dalla risalita degli acidi)
  • Scialorrea (o ipersalivazione, cioè la produzione eccessiva di saliva)
  • Perdita ponderale
  • Vomito (nei casi gravi)

DIAGNOSI

Gli esami diagnostici utili in caso di acalasia esofagea sono:

  • Gastroscopia. L’esame permette di avere l’evidenza del disturbo, ma anche di escludere che la sintomatologia sia associata ad un carcinoma
  • RX con mezzo di contrasto. Risulta utile per valutare il grado di dilatazione dell’esofago
  • Manometria esofagea. Questa consente di verificare la funzionalità esofagea, in quanto è in grado di registrarne l’attività pressoria

TRATTAMENTO

In caso di acalasia esofagea non esistono terapie farmacologiche che possano eliminare il disturbo. Al contrario, è possibile trattarla chirurgicamente mediante:

  • Un intervento endoscopico che prevede la dilatazione pneumatica dell’esofago
  • Miotomia endoscopica transorale. Si tratta di una tecnica mininvasiva per via endoscopica che prevede l’incisione delle fibre muscolari dell’esofago
  • Miotomia extramucosa con plastica anti-reflusso. L’intervento, anch’esso mininvasivo, viene effettuato in anestesia generale. Consiste nel sezionare longitudinalmente le fibre muscolari ipertrofiche a livello gastro-esofageo, utilizzando la metodica laparoscopica. L’intervento prevede, inoltre, una plastica cosiddetta anti-reflusso, così da evitare che si verifichi il reflusso postoperatorio

 

Per ulteriori informazioni, contattare il Prof. Paolo Barillari che opera presso la Casa di Cura Privata “Villa Mafalda” di Roma

 

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