Perché si condivide la propria malattia sui social networks

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Storytelling della malattia

Raccontare via Social la propria malattia fa bene, ecco perché

Alcuni la chiamano “blog-terapia” ovvero un fenomeno dei Social che risulta positivo anche dal punto di vista medico. L’aspetto psicologico durante la malattia è infatti fondamentale anche per la cura.

Giorgia, Federica e molte altre persone raccontano la propria battaglia quotidiana per guarire. Non si tratta di una ricerca di compassione online anzi, si cerca di raccontare la “normalità” della propria condizione invece di sottolineare la straordinarietà.

Non solo via social network, alcuni come Anna Lisa Russo scelgono il blog come diario.  L’ultimo post inizia così

“Dal 4 ottobre la nostra Anna Lisa non c’è più.

Sappiamo quanto lei abbia ricevuto conforto da questo blog, da tutti voi che avete letto i suoi post, la avete incoraggiata, le avete scritto, avete sperato insieme a lei e a noi.

Di questo vogliamo ringraziarvi e chiedervi di non dimenticarla.”

Una testimonianza di quanto, anche quando la guarigione non è più possibile, scrivere e comunicare permette di stare meglio e anche di rapportarsi positivamente verso il propri familiari. Apre un canale nuovo di comunicazione, laddove è difficile parlare e condividere a voce. Abbatte barriere psicologiche legate alla parola verbale e tiene insieme le persone.

La verità è che così facendo ci si sente meno soli e si contribuisce all’informazione nel campo medico, per una volta senza un parere troppo tecnico. Così facendo trattano temi solitamente tecnici e complicati in storie semplici comprensibili ai più. Il web viene usato per informarsi soprattutto dai pazienti quindi il loro lavoro è utile a tantissime persone.

Anche i personaggi famosi scelgono la via della condivisione

Un tempo sarebbe stato impensabile riuscire a comunicare e a parlare pubblicamente della propria malattia. Erano tempi diversi, oggi per fortuna molti tabù legati alla malattia sono caduti.

Da Emma Bonino ai personaggi di Hollywood passando anche per calciatori e sportivi vari: l’importante è condividere e sensibilizzare. Non solo riferito alla propria condizione ma anche a quella di parenti e familiari che soffrono. L’essere visibili pubblicamente aiuta a diffondere informazioni alle quali difficilmente si avrebbe accesso in maniera casuale.

Prof. Paolo Barillari

Casa di Cura Villa Mafalda Roma

 

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