Insegnare ai bambini il pensiero critico

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Insegnare il pensiero critico ai bambini. Contro la disinformazione. Paolo Barillari

I bambini di oggi sono sommersi da informazioni, bisogna insegnare loro a distinguere

I bambini di oggi sono bombardati da informazioni spesso anche discordanti. Se anche i genitori hanno problemi a farsi un’idea chiara delle situazioni in cui si trovano, soprattutto in campo medico, i futuri adulti dovranno crearsi una corazza più grande per evitare di essere vittima di disinformazione.

Lo strumento principe per crescere dei futuri adulti coscienti e capaci di distinguere la realtà dalle bufale è quello di allenarli al pensiero critico.

Pensiero critico, si può allenare

Gli strumenti principali per il pensiero critico sono gli esercizi di logica: non si insegna facilmente a qualcuno che quell’informazione è errata ma si insegna come si può arrivare ad una conclusione corretta.

La logica è una metodologia che si può applicare a molti argomenti e che aiuta a trovare soluzioni, anche alternative, a problemi di varia natura. Secondo molti esperti del settore questa va insegnata nei primi anni di età, sin dalla scuola elementare. Sono infatti i primi anni di apprendimento quelli che aiutano a configurare metodi di ragionamento propri. Non si tratta di insegnare concetti specifici ma a ricavare conclusioni proprie tramite strumenti efficaci che aiutino a smascherare le bufale.

Di questo si occupa Informed Health Choices, un programma di studio nato grazie al successo del libro Testing treatments (Dove sono le prove?), pubblicato nel 2006 e liberamente scaricabile (anche in italiano  qui)  e che sta testando in Uganda l’efficacia del metodo educativo.

L’Uganda è un paese in cui la medicina tradizionale (ovvero quella sciamanica) e le credenze popolari sono ancora molto seguite. Di conseguenza, anche se vi è un sistema sanitario preparato e relativamente moderno, l’aspettativa di vita arriva è di soli 60 anni. Quindi l’Uganda è un paese che si presta naturalmente allo studio di questo fenomeno. Il test riguarda migliaia di bambini e le loro famiglie ed è attualmente in corso ma è un tentativo nobile che fornirà informazioni interessanti.

Anche in Italia siamo a rischio bufale (il caso Stamina o quello riguardante le vaccinazioni sono un piccolo esempio) e per questo molti informatori scientifici stanno cercando di lavorare sul tema.

Per estendere questo tipo attività, da diversi mesi l’associazione promossa da Piero Angela ha sottoposto al Miur la bozza di un Protocollo di intesa che dovrebbe definire la collaborazione con il Ministero e i rispettivi impegni.

Intanto si fa anche autocritica: le pubblicazioni scientifiche sono ad oggi rivolte al settore e agli addetti ai lavori mentre dovrebbero poter comunicare a tutti almeno le conclusioni degli studi. Così facendo si potrebbe ricominciare a comunicare correttamente e a riguadagnare il rispetto dei cittadini.

Dall’altra parte esercizi relativi all’applicazione pratica di queste analisi andrebbero condotti in ogni scuola dell’obbligo, di ogni grado, così che con la pratica si possano ottenere future generazioni più consapevoli dei rischi e con strumenti analitici più soldi.

Prof. Paolo Barillari

Casa di Cura Villa Mafalda Blog

 

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