L’importanza del linguaggio: la rivolta degli obesi

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La rivolta degli obesi, ecco perché hanno ragione

La rivolta degli obesi è partita dal Salento, Puglia: “Siamo grassi, ma non mostruosi” si legge in una lettera inviata al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin e c’è solo da dargli ragione.

‘Obesità mostruosa’ è un termine scientifico utilizzato da tutte le Asl italiane per definire clinicamente i casi più gravi di obesità ed è logico che non è piacevole rientrare nella categoria. Come medici conosciamo l’importanza della comunicazione per poter instaurare un buon rapporto medico-paziente. Se il paziente si sente sminuito o trattato male avrà maggiori difficoltà a procedere con le cure necessarie. In una problematica delicata e con forti risvolti psicologici come quella dell’obesità la questione è ancora più importante.

Risvolti psicologici

L’obesità è una patologia grave non solo dal punto di vista fisiologico ma anche dal punto di vista sociale: questa condizione spesso implica anche la perdita del posto di lavoro, difficoltà psicomotorie e di socializzazione e legami familiari disfunzionali. E’ centrale poter interagire con il paziente anche dal punto di vista psicologico poiché senza un supporto adeguato non si raggiungono risultati significativi e duraturi.

Leggere la dicitura “obesità mostruosa” può far cadere il paziente in una profonda depressione, o sicuramente può peggiorare eventuali stati depressivi già in corso. Dà l’impressione di una condizione oramai incurabile quando invece non lo è.

“Ci sentiamo offesi e mortificati – racconta il portavoce della campagna- Anzi, direi che è un’offesa gravissima. Ci sono persone che mi hanno raccontato che i loro figli si sono messi a piangere quando hanno letto questa diagnosi. La dicitura ‘obesità mostruosa’ viene utilizzata per indicare il superamento di alcuni parametri dell’indice di massa corporea, ma crediamo, ripeto, che possa essere modificata: si può scrivere, per esempio, ‘obesità grave’. Per noi che soffriamo gravi problemi di salute per questa patologia, credetemi, è un’umiliazione”. Come dargli torto?

 

Prof. Paolo Barillari

Casa di Cura Villa Mafalda

 

 

 

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