Lo Stato della Sanità Italiana secondo l’OCSE

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E’ stato pubblicato il report dell’OCSE sullo stato della Sanità in Europa

L’Italia si classifica benissimo in quanto ad aspettativa di vita e qualità dell’assistenza sanitaria. Risulta invece insoddisfacente per l’accesso alle cure per i redditi bassi, l’uso eccessivo di antimicrobici,il poco utilizzo di farmaci generici e l’abbassamento della spesa sanitaria pubblica (di molto inferiore a Francia e Germania).

Assistenza eccellente per il contrasto di infarti e ictus

I risultati migliori il nostro paese li ottiene nel trattamento e cura di infarti ed icutus: il tasso di mortalità per i pazienti ricoverati con queste patologie è tra i più bassi in Europa. Anche la cura per malattie croniche come asma e insufficienza cardiaca congestizia sono eccelletti, tanto da non necessitare di ricoveri ospedalieri.

L’Italia è seconda solo alla Spagna in quanto ad aspettativa di vita. Questo anche grazie alla qualità del servizio di assistenza sanitaria.

Esigenze non soddisfatte appieno per la popolazione a basso reddito

Alcune cure mediche risultano insoddisfacenti per chi non può permettersi di pagarle, in particolare l’assistenza di cure mediche dentali. Le diseguaglianze non riguardano solo la condizione economica ma anche l’area geografica dove si vive e i tempi di attesa. Le differenze tra le regioni più virtuose e le altre sono troppo evidenti.

 

Spesa sanitaria. Anche sul fronte degli investimenti in sanità si può fare di più: la spesa sanitaria totale rappresenta il 9.1% del PIL italiano nel 2015, meno della media pesata della Ue di 9.9%, e significativamente meno di Germania (11.1%), Svezia (11.1%) e Francia (11%). Più di tre quarti (76%) della spesa sanitaria in Italia sono finanziati pubblicamente, poco meno della media Ue (79%).

Farmaci. Infine, un’attenzione particolare è dedicata al capitolo farmaci. In primo luogo ai generici e al loro potenziale per la sostenibilità del sistema sanitario. La quota del mercato dei farmaci generici in Italia – sottolinea l’Ocse – rimane relativamente bassa, rappresentando il 18% del volume del consumo farmaceutico totale (per un valore di 9%) nel 2014, rispetto a una media Ue di 52% del volume (per un valore di 24%).

Bocciati anche sul consumo di antibiotici. “L’insuccesso degli sforzi volti a ridurre la prescrizione di antibiotici in Italia nell’ultimo decennio è preoccupante”, scrive l’Ocse. Il consumo di antibiotici in Italia nel 2014 è superiore del 25% alla media Europea (il quinto consumo più alto). Un dato allarmante, anche alla luce della rilevanza mondiale che sempre più assume il fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Con il suo fardello in termini di costi per la salute dei pazienti e per il sistema.

 

Secondo l’ultimo rapporto OsMed relativo all’uso dei farmaci in Italia nel 2015. Il consumo di farmaci a brevetto scaduto ha rappresentato il 69,8% dei consumi a carico del SSN: il 75,5% dei consumi in regime di assistenza convenzionata e il 27,0% dei consumi dei farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche.

In termini di spesa, i farmaci a brevetto scaduto hanno costituito il 54,2% della spesa netta convenzionata, il 2,1% della spesa dei farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche e complessivamente il 21,4% della spesa pubblica.

La spesa per i farmaci equivalenti è stata il 28,4% della spesa netta 2015 per i farmaci a brevetto scaduto di classe A-SSN. A dosi, gli equivalenti rappresentano il 23,4%.

Le Regioni con la più elevata incidenza del consumo di farmaci a brevetto scaduto sono state l’Umbria (79,2%), l’Emilia Romagna (78,7%) e la Provincia Autonoma di Trento (77,7%), mentre il Veneto (71,5%), la Provincia Autonoma di Bolzano (71,7%) sono quelle nelle quali è stato registrato il consumo più basso L’Emilia Romagna è la Regione con la maggiore incidenza della spesa per farmaci a brevetto scaduto sulla spesa farmaceutica convenzionata netta regionale (59,8%), seguita dall’Umbria (59,0%) e dalla Toscana (57,5%) e, al contrario l’Abruzzo (51,0%), la Lombardia (51,6%) e la Sardegna (52,1%) sono quelle nelle quali è stato registrato il livello di spesa più basso.

 

Paolo Barillari

Casa di Cura Villa Mafalda Roma

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