Ricostruzione mammaria dopo l’asportazione di un tumore al seno

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Ricostruzione mammaria dopo un tumore al seno - Il Blog del Prof. Paolo Barillari

La ricostruzione mammaria è in grado di determinare dei notevoli effetti positivi in chi affronta il tumore al seno. Vediamo perché è importante e in che modo può influenzare l’atteggiamento nei confronti della malattia stessa.

Una diagnosi di tumore alla mammella porta con sé tutta una serie di problematiche che vanno al di là della neoplasia in sé. Una donna deve, infatti, confrontarsi non solo la sofferenza fisica, ma anche con la paura di poter perdere la propria femminilità. L’asportazione di un seno, o di una parte di esso, può alterare la percezione che la donna ha di sé, della propria immagine e della propria autostima. Questo può avere inevitabili ripercussioni sulla sfera privata, relazionale, sociale e anche sessuale.

Per questa ragione ad oggi la Chirurgia plastica e ricostruttiva del seno rappresenta una tappa fondamentale di un delicato percorso che comprende non solo la guarigione fisica della donna, ma anche quella emotiva e psicologica.

RICOSTRUZIONE MAMMARIA: possibili modalità di intervento

Dopo una mastectomia o una quadrantectomia conservativa è possibile ricreare i volumi e la simmetria perduta grazie alla chirurgia. È importante, però, ricordare che la ricostruzione mammaria rimane comunque un intervento: come tale ha i suoi rischi e le sue complicanze. Ogni singolo caso va, quindi, studiato e valutato accuratamente. Questo consente di poter scegliere la procedura più adeguata alle caratteristiche sia cliniche che fisiche della paziente.

Quando è possibile, la chirurgia ricostruttiva può essere effettuata già durante l’intervento di asportazione del tumore. In questo caso si evita un doppio intervento, oncologico e plastico. La normale procedura prevede la collocazione di un espansore (una sorta di palloncino) in una tasca sottomuscolare. Nell’arco delle settimane il dispositivo viene progressivamente gonfiato con una soluzione fisiologica.
L’espansione tissutale può essere eseguita sia nelle ricostruzioni immediate che posteriori. Questa procedura consente ai tessuti di distendersi, facilitando il successivo posizionamento della protesi definitiva.

Le protesi impiegate per la ricostruzione mammaria sono le stesse usate negli interventi di mastoplastica additiva. In alternativa è possibile utilizzare lembi di tessuto sano cutaneo o muscolo-cutaneo, prelevati dal dorso (con protesi aggiuntive) o dall’addome (senza necessità di protesi aggiuntive).

Un’altra alternativa è l’utilizzo della tecnica del lipofilling. Questo consente di rimodellare la ghiandola mammaria rimasta, riempendo eventuali avvallamenti dovuti alla quadrantectomia o alla mastectomia. Il grasso, prelevato mediante una cannula dai fianchi o dall’addome della paziente, viene dapprima depurato per poi essere reinserito nel seno.

MASTECTOMIA “NIPPLE-SPARING”

Oggigiorno si cerca il più possibile di salvare il complesso areola-capezzolo. Difatti, in casi selezionati viene utilizzata una metodica chirurgica, chiamata “nipple-sparing”. Questa prevede lo svuotamento della mammella, conservando la cute sovrastante, l’areola e il capezzolo. In questo caso la  ricostruzione mammaria avviene mediante l’utilizzo di protesi da inserire sotto il muscolo pettorale.

Qualora, invece, fosse necessaria la ricostruzione del complesso areola-capezzolo, questa viene eseguita in un secondo momento.

 

Per ulteriori informazioni, contattare il Prof. Paolo Barillari che opera presso la Casa di Cura Privata “Villa Mafalda” di Roma.

Per un consulto medico, compila il form “Contatta il Professore” presente nell’articolo.

 

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