Ernia dello iato esofageo: come si riconosce?

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Ernia dello iato esofageo, come si riconosce - Il Blog del Prof. Paolo Barillari

Oggi parliamo di Ernia dello iato esofageo, una problematica che nella maggior parte dei casi può risultare asintomatica. Come è possibile, quindi, riconoscerla e diagnosticarla?

Lo iato esofageo (o diaframmatico) si trova proprio sul muscolo del diaframma; è una sorta di foro che unisce esofago e stomaco e regola pertanto il passaggio del cibo. Quando la parte superiore dello stomaco risale all’interno del torace attraverso questa apertura, siamo in presenza di una ernia iatale, conosciuta anche come ernia dello iato esofageo.

Difatti, nel momento in cui le pareti dello iato esofageo si rilasciano, quest’ultimo si allarga, consentendo l’erniazione dello stomaco dall’addome al torace attraverso questa apertura. Tale condizione può indebolire lo iato stesso, facilitando il reflusso gastroesofageo e provocando di conseguenza anche i sintomi caratteristici di quest’ultimo, come ad esempio:

  • Risalita degli acidi dello stomaco
  • Bruciore gastrico
  • Irritazione delle mucose orali
  • Disfonia, alterazione del timbro della voce
  • Tosse secca

ERNIA DELLO IATO ESOFAGEO: cause e tipologie

L’ernia iatale può essere associata ad una perdita di tono e di elasticità dei tessuti dovuta all’età; per questa ragione è piuttosto comune negli anziani. Tuttavia, può essere correlata anche ad altri fattori comuni, quali:

  • Debolezza congenita dello iato esofageo e/o del tessuto connettivo
  • Fumo
  • Obesità e sovrappeso
  • Gravidanza
Vi sono due principali tipologie di ernia dello iato esofageo:
  • DA SCIVOLAMENTO
    Questa forma di ernia è riscontrabile più frequentemente in soggetti obesi o in sovrappeso e rappresenta il 90% dei casi. Si verifica quando la pressione intraddominale risulta superiore a quella diaframmatica. Questo fa sì che lo stomaco venga spinto verso l’alto, al di sopra del diaframma. Si tratta di una condizione non per forza permanente; basti pensare che uno scivolamento non superiore ai 2 cm è fisiologico, poiché normalmente avviene nell’atto di: deglutire, tossire, fare uno sforzo, sollevare le gambe… In questo caso l’orientamento dell’asse dello stomaco non cambia
  • DA ROTAZIONE O ROTOLAMENTO (ANCHE DETTA ERNIA PARAESOFAGEA)
    Questo secondo tipo di ernia iatale è meno comune, infatti interessa solamente il 5% dei casi, ma è la più pericolosa. Si verifica quando la giunzione gastro-esofagea resta nella sua posizione naturale, mentre l’erniazione della parte superiore dello stomaco (chiamata fondo) risale fino ad affiancare l’esofago. L’ernia può aumentare in maniera progressiva, compromettendo l’afflusso di sangue allo stomaco e comprimendo persino cuore e polmoni. Possono, quindi, manifestarsi insufficienza respiratoria, ma anche lesioni ischemiche ed ulcerose (che possono provocare l’anemizzazione dell’esofago), e persino la stenosi esofagea benigna

SINTOMATOLOGIA E DIAGNOSI

Come abbiamo già detto, spesso questo tipo di ernia è del tutto asintomatica. In altri casi presenta sintomi aspecifici che possono essere ricondotti a difficoltà nella digestione. Pertanto questa condizione può manifestarsi con:

  • Eruttazione. È il sintomo più frequente e caratteristico. Generalmente dopo l’eruttazione il paziente avverte una sensazione di sollievo dal dolore che è del tutto temporaneo. Lo stomaco, infatti, si riempie d’aria e si svuota molte volte durante la giornata, generando un ciclo continuo di “dolore-eruttazione
  • Difficoltà nella deglutizione
  • Dolore toracico ed epigastrico
  • Dolore retro-sternale
  • Pesantezza gastrica
  • Sensazione di percepire i battiti cardiaci dopo aver mangiato
  • Reflusso gastroesofageo. L’ernia iatale può indebolire lo iato esofageo, facilitando di conseguenza il reflusso. Questa condizione provoca a sua volta sintomi, quali: risalita degli acidi dello stomaco; irritazione delle mucose orali; tosse secca; disfonia; bruciore di stomaco

In caso di ernia dello iato esofageo la diagnosi viene stabilita mediante una radiografia del tratto superiore del tubo digerente (eventualmente anche con mezzo di contrasto) oppure attraverso un esame endoscopico, chiamato esofago-gastroscopia.

 

Per ulteriori informazioni, contattare il Prof. Paolo Barillari che opera presso la Casa di Cura Privata “Villa Mafalda” di Roma.

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